#Paulloricorda 5 gennaio 2021: bicentenario della morte di carlo porta, il poeta meneghino
Ultima modifica 8 marzo 2024
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Oggi ricorre il duecentesimo anniversario (bicentenario) della morte di Carlo Porta. Viene considerato come il più grande poeta in milanese (meneghino) della storia, lodato anche da Stendhal.
Nacque nel 1775 a Milano, ultimo di tre fratelli. Visse sotto la denominazione austriaca. Studiò dai Barnabiti a Monza e nel loro Collegio a Muggiò, entrando poi in Seminario a Milano. È in questo periodo, vivendo all’interno del mondo religioso che matura, in lui, un anticlericalismo viscerale che lo accompagnerà per tutta la sua vita. Queste sue idee e posizioni le si ritrovano in molte delle sue opere.
In quel periodo storico, Milano aveva centotrentamila abitanti e il dialetto era diffusissimo in tutti gli strati sociali della popolazione. Lo parlava la plebe, il popolo. Lo parlavano i nobili, mescolandolo all’italiano forbito. Lo parlava il clero, nella fattispecie i preti.
All’arrivo dei francesi a Milano, nel 1796, suo padre – convinto sostenitore degli Asburgo – perse il posto di lavoro mentre a lui venne trovato un impiego a Venezia, dove rimase fino al 1799. Condotto forzatamente dal padre ad una carriera nella pubblica amministrazione, mantenne questo impiego tutta la vita. Nel frattempo si dedicò all'attività teatrale e poetica, iniziando a recitare come attore dilettante al Teatro Patriottico di Milano.
Nelle sue opere egli dà voce e dignità al popolo; è questa la grande novità, dal punto di vista letterario, per Milano e per l’intera Italia (ancora da farsi). È prendendo spunto dalla vita delle persone che nascono personaggi che passeranno alla storia e diventeranno emblemi culturali: Ninetta del Verzee, Marchionn di gamb avert, Giovannin Bongee.
Il 5 gennaio del 1821, a soli 45 anni, muore stroncato da una “febbre gastrica”. Nel bicentenario della morte, la Città di Paullo celebra e rende omaggio a Carlo Porta, poeta meneghino e cantore di Milano e del suo popolo.
